Stipo antropomorfico



Salvador Dalì, Stipo antropomorfico, 1936
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Il surrealismo di Dalí, che dopo l' incontro con freud prenderà le distanze da quello ufficiale di Breton, diventa sempre più eccentrico, incontrollabile e freudiano nel dare libero spazio alle proprie allucinazioni provocatorie, quelle che egli stesso definirà attività "paranoico-critiche". Anche in "Stipo antropomorfico" è presente la tematica dei cassetti. finalmente aperti e rivelati alla vista grazie alla rivoluzione psicanalitica freudiana. Il viso della misteriosa figura, sdraiata nella penombra di una stanza vuota, ha fattezze riconducibili a un modello umano. I cassetti semivuoti che le ricoprono il corpo sembrano pronti ad accogliere quelle idee e immagini prodotte dal subconscio, mentre il braccio teso vorrebbe respingere quel piccolo frammento fotografico di città luminosa e borghese che si intravede in alto a destra, come in un drammatico contrasto tra la reale solitudine umana e la falsa esteriorità della convivenza civile e sociale. La sua tecnica virtuosistica si basa infatti su alcune suggestioni fondamentali: per esempio quella del paesaggio metafisico "dechirichiano", dove la veduta si trasforma in una sorta di teatro mentale, sul cui palcoscenico compaiono le visioni suggerite dal profondo.


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